Narcisismo e paura
C’è una connessione tra narcisismo e paura?
Le personalità narcisistiche sono di norma particolarmente resistenti alle situazioni di stress e questo spiega perché le troviamo spesso a guida di aziende, leader di gruppi commerciali e di organizzazioni, in posizioni di comando.
Allo stesso modo, le personalità narcisistiche sono generalmente resistenti ed impermeabili a stati di ansia e a sentimenti di angoscia.
Nonostante ciò, la personalità narcisistica ha paure profonde e strutturali, da cui affondano anche l’origine della stessa formazione del “falso Sé” (D. Winnicott) e il “Sé grandioso” (H. Kohut) che ha la funzione inconscia di porre riparo alla percezione inconsapevole a livello conscio del suo fragile sé e della sua labile struttura identitaria.
I meccanismi di difesa narcisistici (la proiezione, lo spostamento, l’idealizzazione e la svalutazione, tra i principali meccanismi di difesa del narcisismo patologico) nascondono il timore del crollo interiore, in effetti sempre presente: pensiamo al timore profondo della solitudine del narcisista (sotto il link al video), che lo porta quindi costantemente all’esigenza di conferme da parte degli altri, e a sua volta circolarmente, all’esigenza di conferme da parte degli altri di ciò che egli è, nella ricerca compulsiva degli altri a puntello della propria struttura identitaria.
Cosa ingenera lo stato d’animo della paura?
Tre ricadute e meccanismi psicologici essenziali.
- 1) Il primo è la mancanza di consapevolezza.
Non a caso Freud poneva alla base della guarigione la consapevolezza, la conoscenza dei propri meccanismi interiori e delle cause dei propri disturbi.
Il sentimento dell’angoscia origina da un indistinto stato di inquietudine dovuto all’impossibilità o all’incapacità di delineare la sua origine e le sue conseguenze. Allo stesso modo, da una minaccia incombente altrettanto indistinta, in cui non si può avere conoscenza di quanto può accadere, e il relativo senso di impotenza proprio per il fatto che c’è un senso di incertezza di ciò che può accadere, perché non si conoscono le basi e le motivazioni dell’angoscia stessa e la natura di quella minaccia avvertita.
Un esempio è quello che abbiamo vissuto durante la fase del lockdown.
Ho osservato che le persone più angosciate, più spaventate da questo infausto evento verso il quale non eravamo preparati sono risultate essere quelle meno informate, e che magari hanno persino preferito quasi accuratamente evitare di informarsi, di capire cosa stesse accadendo, e come meglio leggere gli eventi e decidere per le versioni più veritiere.
Proprio perché la conoscenza, anche lo stesso predisporsi a capire, è già un sistema di difesa e un modo per combattere la paura.
- 2) La seconda alleata della paura che colpisce sia un narcisista, seppure a livello profondo, e una sua vittima è la rigidità di carattere.
Le strutture più rigide di personalità come lo sono molte volte anche le personalità dipendenti spesso non sono in grado di far fronte a sentimenti di paura, perché tendono a rimanere inguaiate nella loro stessa rigidità, non predisponendosi ad intravvedere vie d’uscita.
La rigidità di carattere si collega alla stessa carente capacità euristica – la ricerca di sé, di comprensione di sé e del mondo.
Insomma, c’è uno stretto legame anche tra paura ed ignoranza, prima ancora che tra coraggio e conoscenza.
Va da sé che un antidoto alle paure narcisistiche sono proprio il desiderio e la volontà di conoscere e di essere consapevoli, oltre alla plasticità di carattere ma anche di spirito che si esprime nel sapersi aprire ad ogni evenienza, ad ogni possibile prospettiva senza lasciarsi imbrigliare in atteggiamenti mentali rigidi e dicotomici in cui c’è una sola possibile realtà senza toni intermedi.
E poi c’è un altro antidoto alle paure narcisistiche che ciascuno di noi può avere.
3) Paradossalmente è quello che rappresenta la sfida alla paura. Il farle il verso.
Insomma, una sorta di invito alla paura stessa; un aprirle la porta.
Il modo è, insomma, quello di andare a fondo di quella paura stessa e persino di immaginare quali scenari possano accrescerla, accrescere la tua angoscia in rapporto alla paura.
Quando avrai immaginato tutti gli scenari possibili potrai cominciare a valutare la reale probabilità che possano sussistere, realizzarsi, essere veritieri.
In questo modo darai un fondo, o fondamento (ground) alla tua paura.
In pratica, comincerai a darle un volto, a ri-conoscerla. Ma anche le avrai affidato una narrazione. Questo è già un buon modo per sublimarla; oltre che poterla controllare nella misura in cui potrai afferrarla tramite una sua fisiognomia.
Quasi sempre, non appena si individuano scenari ulteriori e più spaventosi, persino nella misura di una loro possibile veridicità avrai comunque guadagnato la forza del loro riconoscimento: dare una fisiognomia alla paura serve a poterla spiegare, e poi controllare. Serve anche a poter operare un distacco dalla stessa, perché una volta che l’hai potuta delineare, la paura è già reificata, trasformandosi in qualcosa di esterno a te.
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Buonasera dottoressa,
forse ne avrà parlato già in qualche suo video, nel caso gentilmente le chiedo se potesse indicarmi il link. Ma mi chiedevo come si comporta un narcisista overt di fronte a una sua malattia terminale o alla possibilità di soffrirne? Come potrebbe reagire di fronte alla paura e al pensiero realistico della morte e al decadimento del suo corpo, alla debolezza che porta con sé una malattia terminale? E nel caso come ci si possono rapportare le persone a lui vicine?
Grazie
Salve Ludovica. Trovi un video in particolare intitolato ‘L’ultima ora del narcisista’.